Se cerchiamo di guardarla con un minimo di distacco
e in prospettiva storica, la nostra epoca si connota per l'impatto
rivoluzionario delle tecnologie avanzate nel territorio ancora
troppo inesplorato della comunicazione in tempo reale. L'elettronica
e la telematica hanno reso possibile la dilatazione di qualunque
azione umana, materiale e non, oltre i confini limitati dell'io:
siamo vicini a compiere i gesti della quotidianità superando le
barriere spaziotemporali nella misura di millisecondi. Le
conseguenze di questa rivoluzione sono per adesso inverificabili e
inverificate, perché il cambiamento, per inserirsi nel grande
"bacino d'utenza" di una civiltà, dovrebbe trasformarsi da
conoscenza superficiale in consapevolezza e significato esplicito
per tutti gli abitanti del pianeta: ma, di fronte ai singoli e a
gruppi elitari privilegiati che scivolano rapidamente nel futuro
(come Negroponte e il suo Media Lab di Boston), purtroppo il
progredire della civiltà nella maggior parte del Villaggio globale è
ancora faticoso e tutto in salita.
Sono necessari anni, forse decenni perché l'umanità
possa interiorizzare beneficiare di quello che avviene nei suoi
tessuti più profondi attraverso la rivoluzione tecnologica. Ma
qualche piccolo passo avanti nel settore in cui operiamo, possiamo
farlo anche noi, persone di buona volontà. In un libro di saggi
su Immagine e comunicazione nella città del futuro 1, più di un
decennio fa l'ingegner Giorgio de Varda, riferendosi ai drammatici
problemi dell'umanità prossima ventura e alla loro possibile
soluzione, si esprimeva in termini che oggi si stanno rivelando
profetici: «Da un punto di vista metodologico», diceva a sintesi
del suo interessante intervento de Varda, «si potrebbe affermare,
prendendo in prestito l'espressione dai matematici, che il problema
non ammette soluzioni nel campo del reale, ma solo nel campo
complesso, unione di quello reale e di quello
immaginario».
L'immaginazione può dunque contribuire a risolvere
i problemi dell'umanità ? Forse un punto di vista del genere può
apparire utopico e visionario se non ci decidiamo finalmente a
considerare cose ed eventi del mondo "reale" in termini non soltanto
di spazio-tempo-materia misurabili e quantificabili in laboratorio,
ma di "energia-informazione" (come l'ha chiamata il Premio
Nobel della fisica Brillouin): cose ed eventi del mondo vanno
considerati nelle loro dinamiche vitali dialogiche interattive.
Volendo usare il linguaggio della tecnica in termini di
software e non esclusivamente di hardware. Un cosa è
sicura: soltanto chi riesce a fare un "salto qualitativo" mentale
può accettare l'idea che l'immaginario esiste, è reale quanto
lo è un albero, un libro o una sedia, forse di più. Perché esiste,
anche se in modo diverso dall'albero e dalla sedia, nel cervello
dell'uomo, nei suoi sogni, nelle sue creazioni artistiche e nelle
conquiste della scienza : ed è in questa direzione che dobbiamo
guardare perché si realizzi finalmente un vero progresso nella
storia e nella civiltà ... senza il coinvolgimento di tutte le
potenziali capacità umane, infatti, il progresso tecnologico è a sua
volta utopia e ha il potere di allontanare l'uomo dalle "realtà" che
lo rendono "umano".
C'è poi un fatto su cui approfondire la
riflessione: l'immaginario creativo e collettivo abbraccia tutto il
campo di azione dell'umanità, sconfina dal mondo dell'arte a quello
dei semplici rapporti tra individui comunità e popoli di ogni lingua
e paese. Per imprimere una svolta al cambiamento credo sia
necessario dare impulso alla creatività anche nel campo del lavoro e
dei rapporti tra singoli e comunità: e valorizzare il potenziale di
energia racchiuso nell'inconscio grazie all'impegno di tutti i
soggetti che producono cultura o l'hanno prodotta negli anni e nei
secoli passati.
Le riflessioni che seguono vanno nella direzione
indicata da de Varda ma con particolare attenzione al grande
potenziale del linguaggio. Oggi le tecnologie avanzate ci
hanno permesso di sperimentare la comunicazione in tempo
reale, che rende possibile l'incontro e il dialogo immediato tra
persone lontane anche migliaia di chilometri e di culture e
nazionalità diverse. Qui più che in qualunque altro evento
comunicativo entra in gioco la capacità di attivare l'immaginazione:
e qui si forma l'immagine mentale, mediata dal potere
evocativo della parola, più ancora che dall'immagine materiale
fruibile in video.
La parola infatti, se pronunziata con intensa
partecipazione e volontà di afferrare il messaggio dell'"altro", si
rivela capace di trasmettere pensieri emozioni e perfino sentimenti
e affetti allo stato di pura incandescenza. E così si possono creare
legami a distanza più forti e più duraturi di quelli con i "vicini
di casa". A queste condizioni - e soltanto a queste - comunicare
in tempo reale tramite la scrittura può essere un'esperienza
sconvolgente: ognuno dei cinque sensi è concentrato sull'atto e sul
desiderio di afferrare l'inafferrabile di se stessi e dell'altro -
per fissarlo nelle parole nate lì per lì e ancora nascenti - di
percepire la "visione mentale" della persona con cui si comunica e
di farle percepire la propria.
Così la parola si carica di energia
significativa e diventa immagine, o meglio icona dei messaggi
che riusciamo a ricevere e a trasmettere. Icona perché contiene
un potenziale di energia - informazione superiore all'immagine
materiale. Tutto ciò, naturalmente, a condizione che vi sia una
totale apertura del mittente -del - messaggio al destinatario
e viceversa, cioè che si crei una sintonia tra i due soggetti che
stanno comunicando. Stiamo attenti: qui si tratta di una
potenzialità del linguaggio in tempo reale, potenzialità non ancora
fruita dalla maggior parte degli utenti e che può essere realizzata
soltanto se il fruitore ne prende coscienza e la considera un
possibile arricchimento del personale patrimonio comunicativo: un
grande filosofo dell'antichità ha detto - e nessuno ha voluto o
potuto dimostrare il contrario - che l'uomo è un essere "dialogico",
cioè che si costruisce sul dialogo con gli altri esseri umani e,
naturalmente, con se stesso. Se questo dialogo si approfondisce - e
nella direzione di luoghi diversi, nuove esperienze e nuove persone
- allora i "piccoli uomini" cominciano a crescere davvero.
Ma ciò che colpisce l'osservatore attento dei
fenomeni del linguaggio è il legame profondo tra il futuro nascente
delle nuove forme di comunicazione grazie alle tecnologie avanzate e
il loro passato più remoto, cioè le prime forme del linguaggio
umano. Queste prime forme si avvalgono dell'immagine per trasmettere
un messaggio semplice, legato alla quotidianità e spesso hanno
valore apotropaico o magico, come nei graffiti preistorici delle
grotte di Altamira: qui l'immagine trasmette-evoca all'uomo
primitivo il messaggio forte rassicurante della possibile presenza
di animali-cibo per sopravvivere o anche della paura di eventi
ingovernabili.
C'è comunque da osservare che nei graffiti
l'immagine, che precede la parola nell'evoluzione del linguaggio,
pur trasmettendo messaggi funzionali alla vita quotidiana, è già
"interpretazione" del mondo e quindi prima intensa forma d'Arte,
anche e soprattutto per la sua potente espressività analogica: e in
questa sua potenzialità rimane legata alla parola poetica di tutti i
tempi.
Le successive tappe del linguaggio fino
all'invenzione dell'alfabeto esprimono la progressiva nascita del
pensiero astratto: l'immagine continua a dire e ad evocare, ma le
parole riescono a trasmettere un'unità logico-razionale e/o emotiva
di pensiero non comprensibile grazie alle sole immagini.
Quale magia tecnologica conferisce alla parola
scritta in tempo reale il potere evocativo che la trasforma in
simbolo, cioè in frammento della realtà psicofisica (ovvero
persona) che la pronunzia? Forse la danza compiuta dalle mani sui
tasti del PC ?
Potere delle mani che trasmettono i ritmi
dell'anima e s'intrecciano ai ritmi impressi dalle dita del
dialogante remoto! Si tratta di un'armonia al di fuori o oltre la
dimensione spazio-tempo: a volte i due dialoganti scoprono di dire
le stesse cose nello stesso momento, eppure non hanno potuto
guardarsi negli occhi ed osservare l'espressione dell'altro per
indovinare quello che sta pensando.
Alcuni potranno obbiettare che anche nella
comunicazione telefonica c'è simultaneità ... e, in più, c'è anche
il timbro e il suono della voce che ci raggiunge al di là del
filo. Rispetto al dialogo virtuale, la telefonata reale ha in
genere l'effetto di diminuire la tensione psichica, perché induce
alla rassicurazione emotiva: sia pure con l'aggiunta di un'emozione
diversa che scorre sul suono della voce. L'appiglio alla realtà è
tranquillizzante e ci difende dall'abbandono totale di cui sono
capaci le anonime parole lanciate nel cyber. È forse questo
abbandono, questo lasciar liberi i pensieri tentando al tempo stesso
di afferrare fermare e trasmettere le icone dell'immaginario che
rende così potente la parola scritta, quando non prevalgono il
formalismo e la banalità di quelli che non sanno o non vogliono
comunicare.
Se riusciremo a capire quanto sia importante
ritrovare un significato alla comunicazione "reale" e/o in tempo
reale, quali che siamo i mezzi tecnologici che usiamo per
realizzarla, certo avremo fatto un notevole passo avanti nella vita
e nella realizzazione di noi stessi e scopriremo di quante immagini
mentali possiamo essere portatori e fruitori, nello scambio creativo
del dialogo a distanza.
Le immagini mentali hanno infatti la caratteristica
di interagire con quelle dell'interlocutore virtuale, creando altre
immagini e altre ancora in nuovi intrecci e nuove combinazioni: con
l'effetto di rendere sempre più ampio, profondo e significativo
l'immenso serbatoio dell'immaginario ... a cui attingiamo noi esseri
umani, tutti - in misura maggiore o minore - artisti innamorati e
poeti.
NOTE
1 FUGA DAL PARADISO. Immagine e
comunicazione nella città del futuro, a cura di Mariella
Colonna, Città di Castello, Marcon Gruppo Editoriale,
1991. |