| critica. | |
Le "icone" di A.C.A. di Maria Colonna Filippone |
Le
"icone" di A.C.A. colpiscono intensamente chi le sa guardare
con spirito critico e apertura mentale, perché sono tecnologicamente
perfette e capaci di evocare una sorta di magia semantica. E'
come se l'artista sconfinasse nel passato-presente andando verso il
futuro, ma con una consapevolezza estrema dell'uno e dell'altro. Fino
a che punto si possono leggere le opere di A.C.A. partendo da una
cultura di tipo umanistico e fino a che punto è possibile recepirne
l'intero messaggio decifrandone i codici grazie alla conoscenza dell'informatica?
Non è facile, credo, rispondere a questa domanda. Queste
sintonia-sinergia comunicative si realizzano grazie ad un'operazione
che esprime in modo incisivo la centralità dell'Artista nella
civiltà dell'immagine e dell'automazione: l'Artista qui è
fonte di "energia-informazione" e chiave di volta nella
costruzione della Città immateriale in cui l'Arte è
catalogo dell'esistente. Si
configura così, nel contesto dell'odierna società appiattita
dai media non interattivi e dal consumismo rivolto ad oggetti e immagini,
l'apparire sulla scena dell'Artista-profeta, che svolge un ruolo importantissimo:
risvegliare gli animi e le menti dal "sonno della ragione che
genera mostri" e accenderli al fuoco di una bellezza che è
tutt'uno con la conoscenza. Perchè questo accada, bisogna che
le persone imparino a leggere la forza del messaggio senza temerne
la novità rivoluzionaria: da che mondo è mondo il "nuovo"
ha spaventato proprio per la sua novità e la sua capacità
di travolgere abitudini e certezze rassicuranti. Maria
Filippone Colonna, "Le 'icone' di A.C.A." in sequenzialismo.com,
05/09/2005, |