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Filosofia come Arte di Francesco Cassar |
È indubbio merito del filosofo Achille C. Varzi avere scoperto il talento di ACA che, compiuti gli studi presso l'Accademia di Belle Arti di Urbino, ha quasi subito intrapreso un percorso di ricerca e di applicazione nei territori del linguaggio, cioè della comunicazione, che oggi non possono prescindere dal confronto con le possibilità offerte dal computer. Se la ricerca filosofica occidentale inizia col "tutto scorre", formulato da Eraclito nel VI - V secolo a. Cr., il prosieguo dev'essere conseguente sul piano della presa d'atto facendosi teoria ed anche pratica. Il dito immerso nell'acqua del fiume suggerì all'antico filosofo il concetto traduttore dell'estremo e sempre mutevole scorrere di tutto ciò in cui si risolve la vita. Nulla è fermo, nulla è immutabile nello spazio come nel tempo. Dopo millenni la scoperta eraclitea non può essere inficiata neppure dalle più avanzate posizioni logico-metafisiche. Infatti dire che tutto scorre nello spazio e nel tempo postula ciò che sempre meglio viene definito bidimensionalismo, tridimensionalismo e ancora quadrimensionalismo. Approfondire i termini non è di questa nota, che piuttosto intende sottoporre alla verifica del pubblico i quadri di ACA. Ad essi possiamo guardare facendo riferimento al linguaggio di ricerca di Kandinsky: plausibile inizio di un difficile tracciato in cui l'Artista senza filosofeggiare si pone l'essenziale problema della filosofia dell'arte. Fare cosa? guardare cosa? esprimere cosa? Il problema non è di facile soluzione. Tuttavia le opere della mostra traducono un input, com'é chiaro fatto di tanti punti o grandezze d'ingresso, coincidente con il "fare arte" cercando di interpretare il tempo corrente. Dico meglio, obbedire al "dovere del tempo", che per un Artista può solo coincidere con l'esigenza di tradurre l'esperienza personale nelle molteplici realtà in divenire. Di qui la presa d'atto, lucida quanto serena, del ruolo che le odierne medialità informatiche suggeriscono a livello globale: il resto potrebbe coincidere solo con un'autoparzializzazione. Ed ancora, e non secondariamente, immedesimarsi con la necessità di trovare un punto di mediazione tra l'Uomo e il Computer, simbiosi/antitesi tra Istinto e Ragione, Espressività e Razionalità, Arte e Scienza. Ecco la scommessa della ricerca di ACA coincidente con il tentativo di superare le barriere del 'finito' per attingere alle nuove proposte della scienza e della tecnica; non virtuali, solo a coglierle come autentici mezzi per interagire nel tempo (cioè in questo iniziale millennio). Non è più questione di cultura dell'immagine fine a sé stessa, perché fuori dal nostro tempo. E' questione di comunicare, attraverso 'percorsi spazio-temporali', precisi stati d'animo, positivi e negativi: del bene, del male (non manicheisticamente), dell'ordine, del disordine, dell'amore, dell'odio, etc. Se vogliamo parlare di Arte vicina alle ricerche insite al sequenzialismo, facciamolo pure. Ma solo come riferimento a quanto le odierne frontiere del pensiero stanno cominciando a far trapelare di un mondo logico, il cui linguaggio può cominciare a precisarsi nei termini propri della sequenzialità. Che possono configurarsi come irrinunciabili. |